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Museo Costantino Beltrami

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Museo Costantino Beltrami

La raccolta di cimeli di Giacomo Costantino Beltrami giudice napoleonico a Macerata, anch’essa di proprietà della famiglia Luchetti, è situata al primo piano del palazzo Beltrami-LuchettI.
Museo Costantino Beltrami

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VLO BELTRAMI 2
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La raccolta dei cimeli di Giacomo Costantino Beltrami è situata al primo piano del palazzo Beltrami-Luchetti, ove si possono ammirare oggetti e manufatti delle popolazioni del Nord e del Centro America. I reperti furono raccolti dal Beltrami durante i suoi viaggi nel continente americano, che lo condussero a scoprire le sorgenti del Mississippi. Nel salone di rappresentanza sono disposti in vetrine molti manufatti delle popolazioni indigene. Dagli oggetti delle tribù delle grandi pianure (pelli dipinte, arco e frecce, kalumet, foderi per pugnali, cinture con sonagli, borse, utensili di corno) si passa alle terracotte azteche e messicane, alle noci di cocco incise, alle asce di pietra, alle conchiglie lavorate, alle zucche dipinte provenienti dalla Meso America e da Haiti. In stanze adiacenti al salone sono esposti: un erbario messicano, una raccolta malacologica, minerali e pietre delle miniere messicane, armi ed oggetti personali, il manoscritto ancora inedito in Italia del volume “Le Mexique” del Beltrami, con una relazione sul suo viaggio in quel paese.

La raccolta, è costitutita da oggetti e manufatti delle popolazioni del Nord e Centro America. Si possono osservare manufatti delle popolazioni indigene. Dagli oggetti delle tribù delle grandi pianure pelli dipinte, arco e frecce, calumet, foderi per pugnali, cinture con sonagli terracotta azteche e messicane, noci di cocco incise, asce di pietra, conchiglie lavorate, alle zucche dipinte provenienti dalla Meso America e da Haiti erbario messicano, una raccolta malacologia, minerali e pietre delle miniere messicane

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Licenza: Royalty Free
Crediti: Sito web del museo

(Filottrano, 9 agosto 1889 – Filottrano, 19 novembre 1969) è stato un architetto italiano.

Nel 1905 ottenne la licenza di Scuola tecnica pareggiata a Cingoli, nel 1907 e nel 1908 fu premiato dall'Istituto di belle arti delle Marche in Urbino con medaglia d'argento e diploma di primo grado per gli anni scolastici 1906/1907 e 1907/1908. Nel 1909 il Ministero della pubblica istruzione lo abilitò all'insegnamento di disegno nelle scuole tecniche e normali e lo nominò assistente alla Scuola di disegno della Regia Università di Cagliari. Sempre nello stesso anno venne applicato come aiutante ingegnere presso l'ufficio tecnico del Comune di Roma. Nel 1910 fu tra i tre vincitori del concorso a disegnatore del comune di Biella. Nel 1911 fu nominato aiutante di terza classe presso l'ufficio tecnico del Comune di Roma e, sempre nello stesso anno, attivò la Manifattura picena, fabbrica di ceramica artistica in Roma, a San Salvatore in Lauro.

Nel 1914 fu assistente di disegno presso l'Istituto tecnico di Roma e ottenne presso il Regio Istituto superiore di belle arti delle Marche di Urbino la licenza del corso speciale di architettura e il diploma di professore di disegno architettonico col massimo dei voti. Nel 1915 sostenne presso il Regio Istituto superiore di belle arti di Roma cinque esami integrativi per il corso di architettura. Durante la sua vita fu promosso dal Consiglio comunale di Roma aiutante di seconda classe per merito (1917) e partecipò a numerosi concorsi per monumenti ai caduti di guerra (1921). Nel 1923 lasciò l'impegno pubblico per dedicarsi alla libera professione. Fu nominato cavaliere dell'Ordine della corona d'Italia e cavaliere dell'Ordine equestre di Sant'Agata (1925). Nel 1927 iniziò la consulenza artistica presso il mobilificio Maggini di Recanati, l'anno seguente fu iscritto dal Regio Tribunale di Roma nell'albo professionale degli ingegneri ed architetti. Inoltre, fu nominato commendatore dell'Ordine della corona d'Italia (1934), commendatore dell'Ordine equestre di Sant'Agata (1935), presidente dell'Istituto autonomo case popolari di Ancona (1938), grande ufficiale dell'Ordine equestre di Sant'Agata (1939), cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1942). Il ministro di grazia e giustizia lo nominò componente della Commissione per gli studi riforma degli ordinamenti professionali degli architetti in Roma e componente il Consiglio nazionale degli architetti sempre in Roma (1951). Nel 1958 il ministro della pubblica istruzione gli conferì la medaglia d'argento per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte.[1]

Profondamente legato alla sua terra marchigiana, progettò nella sua regione natale opere insigni fra cui il palazzo Ascoli di Ancona (attualmente sede del Consolato della Repubblica di San Marino), provvide alla sistemazione del palazzo di giustizia di Urbino e alla ricostruzione del palazzo comunale di Fossombrone (monumento nazionale), per non contare i numerosi restauri di altri importanti monumenti nazionali. A lui si deve la casa di riposo di Ester Gigli di Recanati, l'ospedale civile di Filottrano e di Sassoferrato nonché i progetti di trasformazione degli ospedali di Fabriano e di Urbino e le scuole di Cingoli e Fossombrone. Progettò le ville per il senatore Pitocco a Roma, la villa per la famiglia Sonnino in Ancona, le chiese di Casine di Paterno e Montoro di Filottrano, tombe monumentali nei cimiteri di Roma, Forlì, Filottrano, Fossombrone, San Marino, oltre a monumenti onorari per caduti di guerra, compreso quello per i militari francesi caduti in Italia e il grande faro storto in America per gli scomparsi del Lusitania. Eseguì notevoli opere nei cantieri navali di Ancona, di Riva Trigoso, di Rivarolo e di Palermo, nonché opere per gli stabilimenti della Mira Lanza e per zuccherifici italiani. Notevoli anche i restauri per la sistemazione di piazza del Quirinale, di piazza del Popolo, di palazzo Firenze (sede della "Dante Alighieri"), di piazza del Cinquecento e di Castro Pretorio a Roma. L'attività più importante la svolse quando, scelto fra gli architetti insieme al francese Hebrand, fu chiamato dal noto americano Hendrik Andersen a progettare la realizzazione di una grande città che sarebbe dovuta sorgere in America, dopo la Prima guerra mondiale, quale centro mondiale per la pace. La scomparsa di Andersen impedì la realizzazione dell'imponente impresa e i progetti di Luchetti Gentiloni finirono in parte America e in parte vennero donati allo Stato italiano. In campo regionale fu ispettore onorario dei monumenti di Ancona e presidente della Commissione per le bellezze naturali, membro dell'Accolta dei Trenta, socio dell'Istituto marchigiano di scienze, lettere e arti, accademico dei "Catenati" di Macerata. In campo nazionale fu componente del Consiglio nazionale degli architetti e della Commissione governativa per lo studio delle leggi professionali.

Nel cinquantenario della sua attività professionale (dicembre 1958) il presidente della Repubblica italiana gli conferì la medaglia d'argento quale benemerito della Scuola della cultura e dell'arte. Nella Repubblica di San Marino impiantò, nel primo decennio del '900, in località Fondi, una piccola fabbrica di ceramiche di pregio, alcune delle quali ora si conservano nel museo governativo di San Marino. È stato autore, in San Marino, di pregevoli opere fra cui: i lavori alla chiesa ed alla pinacoteca del convento di San Francesco, alla basilica del Santo, al palazzo governativo dei congressi, il ricordo marmoreo a papa Giovanni XXIII nella chiesa di San Pietro ed, ultimo in ordine di tempo ma non certamente di importanza, il monumento al grande architetto Bramante delle Penne di San Marino. Sempre qui dedicò, con vivace operosità e con grande capacità artistica, l'ultimo decennio della sua vita e, per la sua attività all'estero, gli venne conferita la medaglia d'oro al merito della Repubblica italiana. Anche il governo sammarinese lo insignì del titolo di grand'ufficiale dell'Ordine equestre di San Marino. Per discendenza, godette anche del titolo di patrizio sammarinese per aggregazione della sua famiglia al patriziato fin dal 1789.

Un patriota bergamasco deluso, esploratore inquieto, capace di avventurarsi da solo, quasi due secoli or sono, in una zona del Mississippi territorio degli indiani, con coraggio, forza d’animo, ed un ombrello rosso come bizzarro lasciapassare. E di raggiungere il suo scopo: arrivare ad una delle sorgenti del grande fiume.

Una storia avvincente, quella di Giacomo Costantino Beltrami (1779-1855), al quale è intitolata l’omonima contea del Minnesota. E secondo alcuni, a lui si ispiro’ James Fenimore Cooper per il suo classico d’avventura “L’ultimo dei Mohicani.

A Beltrami, va soprattutto il merito di aver composto una straordinaria collezione di manufatti indiani, di valore inestimabile, ancor oggi conservata.

Magistrato napoleonico, avvilito dal clima della Restaurazione e sfuggito all’impiccagione con l’accusa di cospirazione contro lo Stato Pontificio, Beltrami decise di improvvisarsi esploratore nel Nuovo Mondo, risalendo il Mississippi in una zona ancora selvaggia, sospinto da tormenti esistenziali.
Centinaia di miglia in undici mesi, abbandonato quasi subito in un labirinto di acquitrini da guide e interprete. Derubato anche dell’acciarino, cosa che gli impedì di accendersi fuochi per ascugarsi e riscaldarsi la sera.
Costretto a trascinare la canoa immerso nell’acqua sino alla cintola, solo, con un fucile, una spada ed un bizzarro ombrello rosso, divenuto suo simbolo, che funzionò da eccentrico lasciapassare con gli indiani, che evidentemente lo ritenevano protetto dagli dei per intraprendere un’avventura così folle, il 31 agosto 1823, nella contea che oggi nel Minnesota porta il suo nome, Beltrami raggiunse una delle sorgenti del fiume intitolandola a Giulia, amica scomparsa e mai dimenticata.
Primo bianco arrivato sino a lì, “La sua vera impresa è l’aver percorso quel territorio inesplorato con una sensibilità eccezionalmente moderna: registrando testimonianze di prima mano sul degrado che il contatto con i bianchi sta provocando tra gli indiani, in particolare con l’alcolismo. Ma soprattutto, raccogliendo e inviando in Italia a più riprese armi, utensili, indumenti e decorazioni”, dice Cesare Marino, antropologo dello Smithsonian Institution, che ha ricostruito la sua storia. E che nel settembre 2013 a cura di Italiani di Frontiera ha guidato una visita d’eccezione a quella collezione a Bergamo, considerata oggi un tesoro anche dagli etnografi d’oltreoceano.

Una rivalsa tardiva per Beltrami, la cui impresa fu disprezzata invece dagli studiosi americani suoi contemporanei, forse non privi di pregiudizi xenofobi, nei confronti di quell’esploratore romantico cosi’ lontano dai circoli intellettuali.
Gli straordinari oggetti raccolti da Beltrami sono divisi oggi fra la  collezione raccolta al Museo di Scienze Naturali Ettore Caffi di Bergamo, e la collezione creata con passione dallo scomparso conte Glauco Luchetti Gentiloni (foto sotto) curata oggi dalla figlia Marzia, del Museo Beltrami a Filottrano (Ancona), paese delle colline marchigiane, dove Beltrami morì.

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Giacomo Costantino Beltrami

Era uno dei diciassette figli di un funzionario doganale della Repubblica Serenissima e nacque a Bergamo nel 1779, il padre pensò di avviarlo agli studi di giurisprudenza per una tranquilla e sicura carriera di funzionario come lui, ma il giovane Giacomo manifestò ben presto la sua insofferenza a quel mondo vecchio e noioso, spirito ribelle come tanti giovani spiriti libertari dell’epoca, voleva cambiare il mondo e andò a combattere per la Repubblica Cisalpina, fondata da Napoleone. Prese parte ai primi moti libertari italiani, imprigionato più volte, nel 1818 fu accusato di cospirazione contro lo Stato Pontificio ed evitò il patibolo riuscendo a farsi assolvere. Uomo sia d’azione che di pensiero, si dice, che come molti spiriti inquieti dell’epoca fosse un carbonaro, iniziato alla Massoneria, e che in qualità di giudice operò nei Tribunali napoleonici, prima a Udine e poi a Macerata.Fu inseguito dai gendarmi pontifici per essere un libero pensatore, e forse l’idea illuministica del mito del buon selvaggio lo spinse ad atteggiamento amichevole verso i nativi pellerossa o “forse libero e deluso dal peso delle ideologie apparentemente tolleranti e falsamente egualitarie si abbandonò alla passione naturale dell’avventura e visse come un guerriero indiano.” Nel 1821 si trasferì in Francia, poi a Londra: anche qui la situazione era angusta per il suo spirito libertario. Nel novembre 1822 s’imbarcò, con un curioso ombrellino rosso, che lo caratterizzerà in tutta la sua avventura, da Liverpool per Philadelfia negli Stati Uniti d’America, e a St. Louis, affascinato dal nuovo mondo e dalle grandi praterie, si unì alla spedizione di Clark, il cui compito era di ispezionare i forti del corso superiore del Mississipi. A cavallo o in canoa esplorò le terre dei Siuox e dei Chippewa, dove si fece conoscere e apprezzare per il coraggio. Mostrò un grande interesse e rispetto verso le tradizioni culturali e sociali degli indiani d’America, compilando anche la stesura di un dizionario inglese-sioux e interessanti scritti di etnografia e geografia. Tra essi “La decouverte des sources du Mississipi e de la Rivière sanglante” basate sui diari di viaggio. Quindi partecipò alla spedizione del maggiore Long verso i confini del Canada, fino all’area del Red River, proseguendo da solo verso il Red Lake, in una avventurosa “risalita”, svelò il segreto delle origini del terzo fiume al mondo per lunghezza, giungendo, dove i pionieri americani non avevano osato per il desiderio di scoprire le origini del Mississipi, Il “Padre dei Fiumi” nella lingua degli indiani Algonchini, scoprì un piccolo lago che battezzò lago Giulia in onore dell’amata Giulia De Medici Spada. La figura di Beltrami, in Italia, non è stata ancora sufficientemente studiata, non sono stati ancora attentamente valutati i meriti di geografo e di antropologo. Nella sua impressionante corrispondenza si trovano missive di Jefferson, La Fayette, Chateaubriand e Constant, alcune delle quali finora inedite. Nel Minnesota portano il suo nome la contea più estesa dello Stato (Beltrami County) e i monti con le sorgenti del Mississipi. La Biblioteca di Bergamo custodisce la “Raccolta Giacomo Costantino Beltrami”: un fondo misto distribuito in sette faldoni che contengono documenti, note e appunti di viaggio, ritagli di stampa, lettere e miscellanee varie; di notevole interesse i manoscritti per le ricche osservazioni geografiche ed etnografiche su località e popoli visitati. Gli straordinari oggetti raccolti da Beltrami sono divisi oggi fra la collezione raccolta al Museo di Scienze Naturali Ettore Caffi di Bergamo, del Museo Beltrami a Filottrano (Ancona). Collezione Costantino Beltrami Giunta in Museo nel 1917, dopo essere stata ceduta al Comune di Bergamo nel 1855 da Giobatta Beltrami, nipote dell’esploratore, la collezione Giacomo Costantino Beltrami è di elevatissimo valore storico in quanto gli oggetti in essa presenti sono stati a lui donati dai nativi Americani conosciuti durante il viaggio nella regione dell’alto corso del fiume Mississippi nella prima metà dell’800. Sono presenti armi, oggetti rituali e di uso quotidiano degli indiani Chippewa e Sioux e interessanti reperti che Beltrami portò con sé dal Messico e da Haiti dove si recò dopo aver scoperto le sorgenti del Mississippi. La presenza dei diari che l’esploratore redasse durante i suoi viaggi ed oggi conservati presso la Biblioteca Civica Angelo Mai , ha permesso di meglio comprendere significati ed usi dei reperti e di valorizzarne il significato storico grazie a studi approfonditi condotti da studiosi italiani ed americani. Parte dei reperti che Beltrami collezionò durante i suoi viaggi in America sono custoditi al Museo Beltrami di Filottrano, dove l’esploratore trascorse parte della sua vita. Si tratta di una raccolta privata di proprietà della famiglia Lucchetti. Invitato a Bergamo nel 1973, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della scoperta delle sorgenti del Mississippi, Glauco Luchetti donò al Museo tre reperti di notevole pregio.
Cultura

Un progetto per il Museo dell'esploratore del Mississipi

Ci sono manufatti delle popolazioni del Nord e del Centro America raccolti durante i viaggi che Giacomo Costantino Beltrami compì nel continente americano e che lo condussero a scoprire le sorgenti del Mississippi nel 1823. Il 31 agosto di quell’anno infatti arrivò ai confini con il Canada al Red Lake. Qui fece la scoperta di un altro lago, che chiamò lago Giulia (il nome attuale è Itasca), in onore della nobildonna Giulia De Medici Spada da lui conosciuta nel 1809 e prematuramente scomparsa; lago che fu da lui ritenuto la sorgente più a nord del Mississippi. Così lui descrisse quel panorama: “Il lago ha circa tre miglia di circonferenza: è fatto a forma di cuore e parla all'anima. La mia ne è rimasta commossa”. Raccolse numerosi oggetti, a testimonianza delle sue avventure, ora conservati nel museo a lui dedicato a Filottrano dove morì nel 1855, e nel museo di storia naturale di Bergamo, città natale, che gli ha dedicato un'apposita area. A Filottrano nel Museo Beltrami, fondato nel 1979 per opera di Glauco Luchetti Gentiloni, sono conservati manufatti, manoscritti ed oggetti vari, un patrimonio che sarà di nuovo aperto al territorio e valorizzato con un progetto presentato oggi in conferenza stampa dal Comune di Filottrano e dall'Università Politenica delle Marche, presenti il Rettore Sauro Longhi, il Sindaco di Filottrano Lauretta Giulioni e il Prof. Paolo Clini. LA STORIA DI BELTRAMI La storia affascinante dell’esploratore Beltrami ci racconta non solo il suo spirito di avventura che lo ha portato a conoscere tribù e popolazioni americane raccogliendo calumet, foderi, cinture, terracotte azteche e messicane ma anche la sua passione per la conoscenza come dimostra il manoscritto ancora inedito in Italia del volume "Le Mexique" del Beltrami, con una relazione sul suo viaggio in quel paese custodito in una delle teche. Giacomo Costantino Beltrami, nato a Bergamo nel 1779 e morto a Filottrano nel 1855 è stato un esploratore e patriota italiano. Furono proprio le sue doti di esploratore, unite ad una buona dose di coraggio e spirito d'avventura, a permettergli di scoprire le sorgenti del fiume Mississippi, dove nessun pioniere era mai riuscito ad arrivare, percorrendo a ritroso i quasi 4000 km del fiume più lungo di tutte le Americhe. Parecchi anni più tardi queste terre da lui scoperte gli tributarono i giusti meriti, intitolandogli sia l'omonima contea dell'attuale stato del Minnesota sia i monti da cui nasce il suddetto fiume. Ed è proprio a Filottrano che Beltrami decise di ritirarsi, nel Palazzo oggi denominato Beltrami-Luchetti e dove oggi si trovano, al primo piano, nel Vicolo Beltrami 2, tutti i suoi preziosi cimeli. Il piano del bellissimo Palazzo oggi è chiuso per lavori di restauro. Il Comune insieme ai proprietari dell’edificio, dove ha sede il Museo Beltrami, hanno deciso rinnovare il museo aprendolo alla città secondo i nuovi canoni di fruizione museali. IL PROGETTO Il progetto dell’Università Politecnica delle Marche, che ha già iniziato i rilievi digitali all'interno del Palazzo, riguarderà l'aspetto architettonico, quello della digitalizzazione del patrimonio culturale e infine anche il restauro dell'archivio etnobotanico. Seguirà il tema dell'acqua per ripercorrere la scoperta  che rese famoso Beltrami, delle sorgenti del fiume Mississippi. Un patrimonio che ha un valore per le comunità e le società ed è quindi importante conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future. La particolare figura del Beltrami unita alla particolarità dell’edificio richiedono un intervento innovativo dal punto di vista architettonico, allestitivo, museografico e infine della narrazione. I referenti della Politecnica che seguiranno il progetto saranno: il Prof. Gianluigi Mondaini per la parte architettonica, per la digitalizzazione e la narrazione digitale il Prof. Paolo Clini e per il restauro dell’erbario il Prof. Fabio Taffetani. L’obiettivo è una sperimentazione sul campo delle migliori opzioni espositive e narrative con strumenti innovativi che permettano di valorizzare contemporaneamente un edificio tra i più belli della città di Filottrano e il suo particolare contenuto, una delle collezioni più originali appartenute ad un personaggio la cui brillante avventura è ancora tutta da scoprire e raccontare. L’università con i suoi saperi perseguirà l’obiettivo di valorizzazione scientifica e culturale degli oggetti e dell'erbario con attenzione agli aspetti naturalistici e alle informazioni di tipo etnobotanico.